MARCOMORGAN

Inteviste e recensioni concerti 1998-2001 su Rockit

« Older   Newer »
  Share  
miniatina
view post Posted on 1/1/2010, 14:35




Non mi sembra di averle viste da altre parti. Ci sono anche alcune recensioni di concerti, riporto solo le interviste.
http://www.rockit.it/band/allarticoli.php?x=108

Castelfranco di Sotto (PI)
di Alessandro Pollio 28/02/1998


Dopo un grande concerto, Morgan, leader e cantante del gruppo, si concede alle domande di Rockit...

Rockit: Domanda di routine: quali sono le tue influenze musicali e cosa consiglieresti ai lettori di Rockit?

Morgan: Consiglierei innanzitutto l'ascolto di alcuna musica classica che trovo da un punto di vista espressivo un mezzo molto potente, raggiungendo talvolta delle vette superiori al rock e al punk. Nella fattispecie Bach, Beethoven, sonate e sinfonie, Wagner, Tristano e Isotta, ...ci sono un sacco di cose di musica classica che gli amanti del rock potrebbero apprezzare. Per quanto riguarda il rock consiglierei l'ascolto di rock contaminato, quindi non dogmatico: territori di confine come Bowie, King Crimson, Talking Heads, Japan. Questi sono quelli che piacciono a me particolarmente, poi ci sono un sacco di altre belle cose come Stereolab, ...alcune cose dei Blur, mi piacciono più degli Oasis, e così via. Le influenze musicali sono state degli anni '80 perché è l'epoca in cui sono cresciuto e sono stato particolarmente attento.

Rockit: La scena musicale italiana pullula di gruppi che vengono spesso definiti in maniera riduttiva "alternativi". Sono cambiati i gusti del pubblico o è una diversa manovra delle case discografiche?

Morgan: Le case discografiche si adeguano a quello che la gente vuole e poi tentano di reinterpretarlo creando dei prodotti un po' fasulli, un po' costruiti. Diciamo che il rock italiano è sempre stato piuttosto imitatore, poco azzardato; un po' per colpa dei musicisti, un po' per colpa della discografia che in Italia non è mai stata specialistica, ma "parastatale". Non dimentichiamoci che la musica italiana è la musica del mandolino e della pizza e questa deve rimanere; voglio dire, in Grecia si fa molta musica rock, ma quella tradizionale è il Sirtaki. Ma ciò non vuol dire nulla, altrimenti gli inglesi dovrebbero suonare la cornamusa e gli americani fare solo country. Visto che così non è, cioè io posso ascoltare la radio, guardare MTV, comprare i dischi degli Spiritualized proprio come uno di Londra, evidentemente sta a me fare della musica di rottura, devo essere originale, creare un terreno di base su cui poggiare.

Rockit: Il rapporto dei Bluvertigo con Internet

Morgan: E' come chiedere quello con la televisione o col telefono: come tutti i rapporti è un conflitto.

Rockit: La critica vi definisce molto spesso eclettici e qualche volta privi di uno stile preciso: qual è il vostro atteggiamento a riguardo?

Morgan: Lo stile è nell'anima delle persone: evidentemente se una persona come me e come gli altri ragazzi ha urgenza di fare musica, la fa attraverso il filtro della propria personalità, che indubbiamente esiste. Quindi se non si riesce a comprenderlo è perché queste persone hanno un universo molto ristretto.

Rockit: Qualche tempo fa voi indiceste un campagna d'odio contro Red Ronnie: come è andata a finire?

Morgan: Noi non l'abbiamo fatto assolutamente per creare uno scoop: abbiamo seguito i nostri rumori, i nostri turbamenti, siamo sempre pronti ad un nuovo confronto. Diciamo che non pratichiamo le cose che ci annoiano!

Rockit: Antonella Ruggiero, Scisma e altre collaborazioni: come la vedi questa fratellanza fra i nuovi gruppi italiani?

Morgan: La vedo molto male: io sono un individualista, non egoista, generoso però individualista: credo nelle forza dell'individuo. Spesso mi dà molta più soddisfazione collaborare con una persona che esce dal mio campo perché mi dà degli stimoli che posso trasformare secondo il mio linguaggio. Fra musicisti è troppo competitivo, ho trovato poca gente che ha voglia di imparare, di scambiare realmente; preferisco frequentare poeti, pittori, registi, comunque sempre artisti perché ho una grande stima delle persone che creano, che cercano un miglioramento producendo, tirando fuori da sé le cose (che penso sia l'atteggiamento di maggior chiarezza nei confronti della vita)

Rockit: Hai preferenze per quanto riguarda queste ultime categorie che hai citato?

Morgan: Il cinema è un'arte che amo profondamente: a me piace molto Nanni Moretti e non a caso è una persona molto criticata, spesso attaccato dai più perché sembra presuntuoso, sembra altezzoso e snob: lo è, ha dei buoni motivi per esserlo; è troppo logico quello che fa, è inconfutabile.

Rockit: Progetti per il futuro?

Morgan: Il terzo capitolo della trilogia chimica, che finalmente mi libererà...

Rockit: perché dici mi libererà?

Morgan: Perché come tutte le cose che nascono come un'intuizione, passano attraverso la pratica per distruggersi. In progetto poi c'è l'uscita di un disco che io sto producendo dei Soerba, musica elettronica di altissima sperimentazione linguistica, sia come testo che nell'utilizzo di strutture molto chiare formalmente al livello di canzone, ed una precisa idea del suono. Quindi un duo elettronico che ha delle idee molto chiare, io non ho mai visto idee più chiare: trovo che derivino da quello che ho fatto io con i miei dischi ed è giusto che io serva a loro nelle misura in cui loro un giorno serviranno a me. Sto lavorando con Battiato per l'uscita del suo nuovo album che è previta per settembre e poi c'è la tournè con i Bluvertigo che continuerà fino a fine Agosto.

Rockit: Un qualche consiglio ai lettori di Rockit, di qualsiasi genere...

Morgan: Conservare bottiglie vuote. (n.d.r. frase di Woody Allen)


Roma
di Pierfrancesco Graziani 23/09/1998


Roma, rassegna non solo musicale "Enzimi 98". Il concerto dei Bluvertigo è appena finito e noi tentiamo di raggiungerli per intervistarli, muovendoci tra una massa incredibile di bambine urlanti. Siamo gli ultimi della lista (prima di noi: Rai, Tmc, Tmc2 e Italia Radio), alla fine però arriva anche il momento di Radio Espansione... entriamo nel back stage. Le bambine ci guardano come alieni solo per il fatto di aver avuto il permesso di superare quella transenna sorvegliata da uomini enormi, siamo diventati della popstar! Una volta dentro la responsabile dell'ufficio stampa ci raccomanda di essere veloci perchè "i Bluvertigo sono stravolti", non c'è problema.
Raggiungiamo Andy mentre si allontana, lo blocchiamo immaginandoci già una sua reazione seccata, viste le premesse, ma lui si dimostra invece molto disponibile. L'intervista avrà come sottofondo le urla delle bambine, che rimarranno lì fino a quando i Bluvertigo non saliranno sul pulmino.
Iniziamo a parlare a microfoni spenti dei tanto famigerati anni '80... ma la chiacchera si trasforma automaticamente in intervista.

Andy: [...] Un' epoca secondo me importante, cioè l'inizio degli ottanta fino alla prima metà, dove sono state osate determinate cose ed è stato sperimentato musicalmente creando un nuovo metodo di arrangiamento dei pezzi... è stato veramente inventato qualcosa, per cui il sentirsi inglobati nel ritorno degli ottanta e spesso trattati come promotori mi fa molto piacere però non vogliamo assolutamente riesumare cadaveri. Fa parte della nostra cultura, è uno degli aspetti della nostra musica [...]. Comunque il nostro legame con gli ottanta è proprio strettamente portato dagli anni che abbiamo passato all'interno di quell'epoca, vivendola musicalmente. (breve pausa) ...Sto parlando in un modo troppo sconclusionato!... perchè non riesco... spesso mi perdo metà concetto...

Rockit: I vostri due dischi hanno suoni molto diversi tra loro, come si evoluta la vostra musica da Acidi e Basi a Metallo Non Metallo?

Andy: Fondamentalmente la vera differenza è nei mezzi di produzione. Innanzitutto Acidi e Basi è la prima fase della "Trilogia Chimica", in cui sono stati inseriti dei pezzi scritti almeno due anni e mezzo prima. Per cui il punto di arrivo è stato riuscire a fare un disco, in condizioni comunque precarie, l'abbiamo fatto in poco tempo in studi assemblati per contenere il bagaglio di cose che volevamo fare, parlo del bellissimo Grunf Studio, che è uno studio piccolissimo in cui abbiamo assemblato tutto il materiale elettronico. Ci siamo tornati per Metallo Non Metallo, solo che se Acidi e Basi è stato fatto tutto lì, Metallo Non Metallo è partito da lì, dove abbiamo fatto tutte le sequenze elettroniche e poi piano piano ci siamo trasferiti allo studio di Mauro Pagani, andando ad attingere anche al suo banco ampli, banco strumenti... infiniti. Quindi c'è una diversità nei tempi, abbiamo avuto la possibilità di fare il disco che volevamo... ed è raro. Poi cambiano proprio gli intenti, è la seconda fase, una fase di vera stasi e di insensibilità che dovrebbe poi sfociare nella terza fase che sarà il prossimo disco, a cui stiamo già pensando e lavorando.

Rockit: Previsto per quando?

Andy: Presumo il singolo ad aprile, poi il resto non lo so, dipende da quello che la disk recording vorrà.

Rockit: Tu che ascoltavi i Duran Duran, che musica ascolti adesso, a livello internazionale?

Andy: Ascolto molto volentieri i Recoil, il progetto di Alan Wilder. C'è un disco meraviglioso che si chiama Unsound Methods, l'ho trovato bellissimo. Poi... ascolto la scena di Detroit, non ti so dire un gruppo perchè fanno questi dischi in vinile con una copertina rossa, grazie ad un personaggio con cui sto lavorando con dei vecchi sinth elettronici, sto lavorando ad un progetto strumentale... e mi fa ascoltare questi dischi e sono fortissimi. C'è una tendenza di gente di colore che fa una netta citazione ai Kraftwerk, digitalizzando anche quello che fanno con macchine analogiche, ed è interessante, molto interessante. Poi i Massive Attack, mi è piaciuto molto il disco... Smashing Pumpkins, li ascolto volentieri. E poi.... aspetta.... nuova leva.... ah!, i Placebo mi piacciono da morire e i Nancy Boy, della scena Romo... Nancy Boy o... come si chiamano gli altri .... Plastic Fantastic.[...] I dopo Pulp mi piacciono tantissimo... questa tendenza Romo presente a Londra. Compro dischi continuamente, quelli vecchi che voglio prendere in cd, quello che trovo nei vecchi magazzini, mi piace molto frugare... io ascolto anche molto Caterina Valente o Luigi Tenco.

Rockit: Di rock italiano invece cosa ascolti?

Andy: Praticamente niente... vabbè i Soerba penso abbiano fatto un disco storico, è molto bello, gradevolissimo. Sono miei carissimi amici e vorremmo portare avanti un bel discorso da qui in avanti, dopo l'uscita di questo disco. Mi piacciono molto gli Scisma, ho suonato spesso anche con loro sono persone stupende. Poi i La Sintesi, usciranno tra poco, hanno un suono carichissimo, molto, molto bello. Per il resto personalmente non ascolto niente... vado ai concerti.

Rockit: L'ultimo concerto a cui sei stato?

Andy: (pausa di 3/4 secondi, risata) Mi fai una bella domanda perchè noi... i miei!... non ho molto tempo ultimamente. Cazzo, cosa ho visto... sai che non mi ricordo... sono andato a vedere i Massive Attack... e poi?... oddio... è ridicolo, non riesco a ricordarmi...

Rockit: Abbiamo parlato prima della musica dei Bluvertigo, mi piacerebbe sapere ora qualcosa sui testi. Che importanza hanno rispetto alla musica, come nascono e perchè nascono?

Andy: Mah... nascono innanzitutto da una condizione di vita, che è la condizione di vita di Morgan perchè è comunque lui il fautore del progetto per quel che riguarda i testi, preferirei veramente che ne parlassi con lui. Io ti posso dare la mia chiave di lettura, il mio modo di viverli, cioè, per quel che riguarda dal vivo avviene un estraneamento totale, io canto e suono delle parole e spesso non riesco ad analizzare i concetti contenuti nelle frasi che canto. Vivo il suono delle parole, che è la cosa che poi mi interessa di più. Se scrivo delle mie cose le scrivo in inglese per adesso, non sono in grado di tradurre con una forza comunicativa che serve all'italiano, sennò sembri un imbecille.

(Il discorso si sposta sul concetto di contaminazione, vengono citati Prodigy e Chemical Brothers).

Andy: Mi piace molto il progetto dei Prodigy, più di quello dei Chemical Brothers, perchè adoro il concetto di contaminazione. Io stesso sto facendo uno spettacolo che verrà presentato sia nei locali rock che nelle megadiscoteche, proprio per contaminare mondi. I Prodigy sono stati in grado di portare un rave al Forum di Assago e di riempirlo, di lanciare un personaggio che sembra il vero protagonista... cioè, Prodigy immediatamente vedi due occhi truccati e dei capelli a forma di corna e invece lui alla fine fa il saltinbanco lì davanti ma la zucca non la vedi mai sui giornali o nei video. Invece è la zucca che lavora con il W30 della Roland. C'è un bell'uso dei campioni e una nuova intenzione, proprio di fine anni '90, un suono epocale. I Chemical Brothers mi piacciono meno perchè diventano meno fenomeno di costume, mentre i Prodigy si. I Prodigy danno l'opportunità al ragazzino, nel bene o nel male, senza giudizi, di immedesimarsi in quello che ad un certo punto vuole dire vaffanculo, in un modo più nuovo di quello che era quello dei Cramps. Mi sembra un bell'approccio il loro, mi piace molto... però non lo ascolto spesso... lo tengo come bonus da linguacce.


Bergamo
di Davide Sapienza 08/09/1999


questo articolo ci e' stato offerto da Renato Zanotti che cura la fanzine360 gradi che e' bimestrale e che esce a Bergamo, se volete contattare Renato ecco la sua mail: [email protected]

"Io faccio la musica che vorrei sentire da altri. Ho un ideale di musica, un ideale estetico, formale e sostanziale, che non è politico e sociologico. Non capisco il punk per quel tipo di attitudine antiartistica e anche se vedo un senso negli esperimenti dadaisti e li apprezzo, credo che dopo aver negato l'arte si può solo ricominciare. Evita di negarla, non perdere tempo... Ricomincia direttamente da una base...". Così parlò Marco Morgan Castoldi, bassista, cantante e autore dei Bluvertigo, gruppo estremamente interessante giunto al secondo album con Metallo non metallo, disco che ha saputo dividere nettamente la critica nostrana. E perché una via di mezzo non esista nel giudicare ciò che Castoldi e soci sanno produrre (basti riascoltare l'ottimo Acidi e basi di due anni fa) è facile capirlo se provate a intrattenere una discussione con il vulcanico e divertente Morgan.
E per quanto ognuno abbia il diritto di pensare ciò che crede, quello che i Bluvertigo stanno facendo oggi è comunque il frutto di talento, volontà, visione e di una conoscenza che ha ben pochi termini di paragone nella musica italiana. Per questo alla fine, ne sono certo, il loro nome finirà per muovere un mercato decisamente superiore a quello nel quale si sono per forza di cose mossi sino a oggi.

Buscadero: Perché secondo te in Italia, per un musicista italiano, sino a oggi è molto più facile trovare consensi per i testi che per una reale capacità musicale?

Morgan: Credo che questo problema legato al rapporto testi e musiche forse lo dobbiamo ai nostri splendidi cantautori, che dovevano avere testi importanti per far capire che quella era la loro ricerca finendo così per trascurare, volenti o nolenti, l'aspetto musicale. Tutti sanno che a Guccini interessano più i testi della musica e tutti i nomi che hanno reso importante la musica italiana non hanno avuto altrettanto riguardo per la parte compositiva. Oggi è diverso, finalmente il rock che si fa in Italia dà importanza ai testi ma anche e soprattutto alla musica.

B: E tu da cosa hai iniziato? Perché hai scelto questa strada?

M: Essendo un figlio non cercato, i miei da un lato mi hanno dato tanti vizi ma dall'altro mi hanno trascurato cercando di trovare qualcosa di sostitutivo; spesso mi ritrovavo a casa, sin da quando ero piccolissimo, con un mangiadischi e dei 45 giri. Ballavo, mettevo dischi e ascoltavo mia madre che suonava il piano. Ecco perché non ricordo di aver mai iniziato: in pratica ho sempre suonato, ho sempre avuto una propensione al ballo, all'intrattenimento dei parenti e alla realizzazione di spettacolini casalinghi. A otto anni cercarono di farmi studiare chitarra ma a parte il fatto che ero mancino, per me la musica era mettere dischi, ascoltare e ballare, dunque l'esperimento fallì. Poi cominciai ad ascoltare il pop, il rock, Bob Marley, Dire Straits, Beatles, tutto quello che girava in casa e che piaceva a mio padre. A un certo punto manifestai il desiderio di avere un sintetizzatore, così quando ottenni una tastiera elettronica, un MK 900, sperimentai gli accordi tipici della musica occidentale, quelli de La Bamba e Twist and Shout. Studiando armonia scoprii che queste funzioni fondamentali della musica si possono ricondurre anche a Chopin, per cui è una cosa insita nella cultura dell'uomo occidentale. Tentando di fare delle cose mie facevo una sintesi di quello che sentivo, per cui mi piacevano solo quegli accordi: DO FA e SOL e il resto per me erano solo variazioni sul tema (ride). Poi scoprii il LA minore, una nota triste e la mia ottica cambiò completamente. Da ragazzino, ascoltando Wild Boys dei Duran Duran, scoprii la modulazione, cioè il passaggio che esiste tra due momenti diversi di una canzone. Quando afferrai il conetto di tonalità il resto venne da solo. Iniziai a scrivere canzoni mie in inglese e lo feci sino al 1991 circa. Anche se solo di recente ho davvero capito il senso dell'armonia, già allora avevo intuito che il centro di tutto stava proprio nel saper inquadrare una canzone armonicamente.

B: Credo che nella musica dei Bluvertigo si capisca che tu sei prima un musicista e poi un cantante. Tu come ti vedi?

M: E' vero, io canto per necessità visto che le cose che scrivo sono talmente personali e egocentriche da non avere credibilità se interpretate da altri. Non è che io canti cose particolarmente difficili, anzi devo dire che non c'è molta estensione e che spesso declamo i miei testi per dargli una forza anche ironica. Mi dicono che i testi sono arroganti ma per me non lo sono: Nanni Moretti sta sulle palle a tanta gente per un fatto epidermico, perché sembra dittatoriale. Se però vai a chiedere a uno il perché, non te lo sa dire razionalmente. Mi dicono che parlo troppo di me ma in realtà nei miei testi c'è solo tanta voglia di conoscermi.

B: Nei dischi ci sono parecchi richiami all'adolescenza: dai tre giorni di Fuori dal tempo alla ribellione verso i valori preconfezionati della famiglia, della religione e della scuola di Salvaluomo che c'era su Acidi e basi. Ma c'è anche dell'altro, il senso dei rapporti umani in L.S.D. e la ricerca di qualcosa di più alto diAltre forme di vita e Il Nucleo Cosa vai cercando?

M: Prima di morire, devo sapere chi sono, vorrei capire cosa ci faccio qui. Devo conoscermi e per farlo utilizzo le forme nelle quali mi esprimo meglio. Di questo senso intellettuale da dare alla vita devo anche ringraziare i miei genitori, due persone stimolanti che mi hanno sempre abituato a non dare niente per scontato e a mettere tutto in discussione prima di accettarlo. Da loro ho imparato ad amare i contrasti e le cose forti, belle e per questo anche il cinema mi è sempre piaciuto. Il primo film che mi folgorò fu La donna che visse due volte di Hitchcock.

B: Molte tue canzoni sembrano essere repliche a qualcosa, personaggi che tu incarni e utilizzi per rispondere: prima sei L'eretico e dopo sei quello diVivosunamela. Poi eccoti pronto a parlare di cose più filosofiche in(Le arti dei) miscugli. Come ti muovi tra gli estremi?

M: C'è un conflitto che non vedo ancora chiaramente. Quando è morto mio padre avevo sedici anni. In quel momento c'è stato un grande flusso di vitalità: sotto il profilo psicanalitico, e questo c'è in Troppe emozioni, il senso di colpa viene sentito come una liberazione. In ogni cosa c'è del bene e del male. Io ho cercato di trarre da questo avvenimento un motivo in più per vivere e di trovare questa motivazione nella mia musica.Acidi e basi, come album rappresenta il conflitto, l'adolescenza, l'amore. Mi sembrava evocativo prendere termini chimici così evocativi e metterli in un altro contesto per cui scelsi quel titolo per riassumere quel periodo.

B: Che importanza dai all'immagine visto che le vostre foto sembrano voler comunicare qualcosa di preciso?

M: I personaggi che hanno sfruttato bene l'immagine di se stessi mi interessano molto, sono affascinanti e mi permettono più facilmente di andare verso di loro perché sono come stelle che luccicano, le guardi. Farsi notare, secondo me, è una cosa positiva. Apprezzo le persone che si fanno notare e mi piacciono più di quelle che non lo fanno perché "non amo chi tace e acconsente", come dico in Fuori dal tempo. Se vuoi fare uno sforzo verso l'esterno lo puoi fare con la parola, con un vestito, con un videoclip. Ecco perché mi fa incazzare la retorica del cantante che non ha l'immagine, è un concetto sorpassato. Bruce Springsteen in maglietta e jeans era la stessa identica cosa dei Duran Duran pettinati bene, andava solo capito; si trattava di due sforzi diversi ma il senso era lo stesso. L'immagine è importante e va valorizzata, deve rispecchiare quello che uno sente e che ha voglia di far passare di se stesso.

B: Dici di voler fare la musica che gli altri non fanno e che tu vorresti invece ascoltare. Come spieghi questa idea comune a molti artisti?

M: mi piace David Bowie e mi piacciono i Beatles ma nessuno fa la musica che mi immagino, perché capisco che c'è, che ci deve essere, ancora un margine, una potenzialità; solo questo mi permette di andare avanti e in genere quello che mi piace dei musicisti che amo è quello che potrebbero fare. Di Bowie mi piace che lui, essendo l'artista che è, forse con Ashes To Ashes si avvicina all'ideale di ciò che potrebbe essere e forse non lo farà mai, pur avvicinandosi. Ovviamente lo stesso discorso vale per me, forse mi avvicinerò a quello che voglio fare ma non raggiungerò mai l'ideale che sento in testa.

B: Come inquadri due dischi così diversi come Acidi e basi e Metallo non metallo rispetto alle musiche che ti immagini?

M: Molte volte mi soddisfano. Il primo è un po' più frenetico e acido, il suono è più pulito perché sono più giovane e conosco meno la sporcizia, sono meno corrotto, forse più puro da un certo punto di vista. Metallo non metallo è il disco del distacco, del mettersi in discussione. Vedi, credo che molti coetanei siano troppo forsennati e dunque ci mettono dieci dischi per scremare e arrivare a compattare un messaggio musicale, io invece con i Bluvertigo non mi sento così. Certo, con questo disco c'è questo dubbio, l'idea che forse ci manca qualcosa ma va bene lo stesso, perché è il disco dell'insicurezza, della perdita di coscienza. L'eclettismo dell'album per me è un fatto positivo, è una cosa che predico comunque assieme all'istrionismo. Forse potrà spaventare ma il linguaggio è importante, ma il vero problema è formale perché i contenuti sono monolitici. Prova a pensare a Blob, alla presa di posizione delle immagini montate in quel modo; ha una connotazione fortemente idealistica, propone un'idea e porta avanti dei contenuti sfruttando opere d'arte altrui però non ha una linea. Accoppia il film di Hitchcock fatto ieri con il Tg di stamattina per dire una cosa: ecco, a me interessa la cosa che sta dietro, non mi fermo e anzi mi diverto perché c'è Hitchock e poi il Tg e quindi c'è varietà, mi diverte. Del resto mi piace la pizza capricciosa (ride), mi piace la molteplicità. Dopo aver finito il disco mi sono accorto che (L'arte dei) miscugli è in realtà il manifesto di tutto questo. Gli altri pezzi sono come dei cameo attorno a questo nucleo. Siccome è da poco che sto attento all'aspetto letterario, visto che prima scrivevo in inglese, mi sono reso conto che a parte i casi di Battisti e Battiato, difficilmente l'italiano suona davvero bene su certa musica pop e rock. Quel suono è tradizionalmente e forse per qualche motivo astrale fatto per l'inglese, la chitarra elettrica si sposa meglio con quella lingua. Siccome cantare in italiano è un po' goffo dobbiamo cercare di farlo al meglio, per cui cerco di divertirmi con l'italiano visto che non riesco a essere completamente convinto. L'ironia nasce da lì. Per questo mi piace Battiato, per il suo modo di concepire la lingua italiana su una base pop che è unico al mondo e io mi sento di appartenere a quella scuola.


Torino - Tora! Tora! Festival
di Roberta Accettulli 21/07/2001


Scambio due chiacchiere con Marco Castoldi, aka Morgan nei camerini/aule del Tora! Tora! Festival di Torino, mentre di fianco a noi Andy si trucca davanti allo specchio. Morgan è un fiume in piena, le sue risposte sono quasi dei monologhi! :-))

Rockit: Tora! Tora! Festival a Torino, ci sono anche i Bluvertigo questa sera.

MORGAN: Immancabili!

Rockit: In questo primo festival itinerante del rock italiano ci siete anche voi. Cosa pensi di questa idea del Tora! Tora!?

MORGAN: E' tanto tempo che Manuel Agnelli parla di questa cosa, mi ha interpellato da subito chiedendomi delle opinioni, ed inizialmente doveva essere una cosa organizzata a più voci, con più persone. Ed invece poi devo dire che è stato l'unico, proprio perchè l'idea era sua e desiderava fortemente questo, ma in quella zona in cui si intersecano musica, mercato e politica è stato lasciato un pò solo, o almeno molti si sono lasciati coinvolgere però non sono stati propositivi. Per cui anche noi abbiamo aderito senza sbatterci per l'organizzazione di questa cosa, che invece è stata tutta fatta da lui con l'aiuto della Mescal. Il tasto è abbastanza dolente...

Se vogliamo approfondire l'argomento i Bluvertigo sono in una posizione molto equivoca, nel senso che difficilmente prendono posizioni per quanto riguarda l'appartenenza ad un determinato contesto, e io personalmente ho parlato in questi termini: di non volere appartenere. Sicuramente di non volere appartenere alla musica 'globalizzata', chiamiamola così, o comunque al mercato dominante ed ai mass-media appiantenti, a questo appiattimento mediologico. Per cui abbiamo sempre guardato con diffidenza a cose che poi abbiamo anche fatto, tipo Sanremo ecc., però sempre cercando di posizionarci sempre in maniera critica nei confronti di quella cosa. C'è da dire che non critichiamo il sitema per poi far parte di una specie di controsistema. Non vogliamo proprio far parte, perchè difendiamo in qualche modo la nostra diversità, la nostra ricerca che va difesa, e che va considerata anche un'isola nell'oceano. Quindi la distanza che ho preso dalla musica italiana, da sempre, soprattutto nei tempi in cui sarebbe stato un pò più facile per noi cavalcare quell'onda - parlo degli esordi - quella del nuovo grunge, della musica dei centri sociali, che quindi trovava degli spazi ovviamente alternativi a quelli istituzionali ma comunque con un suo potere alternativo. Chiamiamolo potere di sinistra. Abbiamo sempre voluto fare - perchè lo siamo - gli anarchici della situazione. Però questi discorsi teorici e filosofici onestamente spesso non si fanno, ed in questo caso smetto i panni dell'anarchico perchè capisco che invece c'è un bisogno vero, che è quello di liberare la musica italiana da questi schemi provincialissimi che sono il pensare di riproporre dei modelli stranieri, quelli dominati come Mariah Carey o come qualsiasi altra cosa, come Jennifer Lopez o come Ricky Martin. Non fare una brutta copia di quelle cose che già sono sgradevoli, ma dare una forza vera a una visione musicale autonoma e, perchè no, competitiva con quella che c'è. Io non parlerei di musica alternativa, parlerei di musica genuina, musica fatta da persone che ormai vivono in un luogo, l'Italia, che può offrire le stesse possibilità che possono offrire l'Inghilterra, l'America, la Germania, e devono avere indipendenza, cantare in italiano e riuscire a pesare in qualche modo, perchè altrimenti sia noi, sia gli Afterhours, sia i Massimo Volume, sia gli Almamegretta, insomma tutte le realtà chiamiamole "indipendenti" del rock italiano non riescono ad aver voce.

Ed allora l'idea di Manuel è stata di metterci un attimo d'accordo una volta per tutte e cercare di dare un peso a questa cosa, di far capire che non esiste soltanto il Festivalbar, non esiste soltanto Sanremo, non esiste solo il music control delle classifiche radiofoniche, esiste chi fa una musica, ognuno a suo modo, al di fuori degli schemi. Sta proponendo con originalità e con molto impegno la musica che fa, e vorrebbe che questo fosse un lavoro remunerativo, vorrebbe che la musica che fa potesse essere più diffusa, più ben accetta e non allontanata, perchè poi alla fine si giudica pericoloso o comunque sgradevole o incomprensibile per i più, perchè i mass-media credono di avere un'idea di quello che la gente vuole. In questo caso invece Manuel ha dato la sua dimostrazione che c'è tantissima gente che se ne fotte delle radio ufficiali e della musica omologata.

Rockit: Ma perchè in realtà sono i mass-media che "creano" quello che la gente vuole...

MORGAN: La gente normalmente si fa strumentalizzare facilmente, e siamo arrivati ad un punto in cui si propongono tante cose che non hanno valore, non hanno spessore e neanche motivo di esistere, però soltanto perchè magari si fanno grossi investimenti riescono a vendere e a d avere un peso, e questo è spiacevole.

Rockit: Parlaimo adesso dei Bluvertigo. Cosa c'è in programma nel vostro futuro immediato?

MORGAN: Bhè, non lo so esattamente. A parte che siamo in tournée, per cui per il futuro vicino ci sarà una serie di concerti. Nel frattempo ovviamente stiamo parlando, pensando più o meno a cosa si potrebbe fare ed ognuno di noi sta lavorando in maniera autonoma facendo delle ricerche, che vuol dire scoprire delle sonorità, lavorare magari a dei progetti alternativi. Tutte ricerche che poi dopo si portano all'interno dei Bluvertigo e si creerà la pasta, il tessuto per il nuovo lavoro che, onestamente, non c'è ancora. Abbiamo fatto due brani nuovi, per la raccolta, uno quello di Sanremo e l'altro Come quando e devo dire che siamo anche soddisfatti, perchè in questi anni di professione musica abbiamo elaborato personalmente il modo di produrla la musica, quasi come degli artigiani, e ci siamo sempre rifiutati di farci fare le cose, sia in termini musicali che anche in termini di immagine. Per esempio siamo stati molto molto attivi nella produzione dei nostri videoclip, delle copertine, dei servizi fotografici, di tutto quello che riguarda la comunicazione attorno ai Bluvertigo. E questo ci ha dato una certa abilità nella produzione. I due brani ad esempio sono stati fatti abbastanza in fretta, due brani nuovi con metodi innovativi e divertenti, taglia e cuci, quindi riusciamo ad unire un approccio pop ad un approccio sperimentale, che poi era anche l'intenzione originale, cioè quella che c'è sempre stata da subito: riuscire a creare un prodotto commestibile, ma che fosse composto da elementi devianti, che non è facile, quasi un'utopia.

Rockit: Ho visto che dal vivo ti sei dato alla chitarra...

MORGAN: ...per esempio nella scorsa tournèe, nella parte elettrica Andy suonava l'acustica... Diciamo che in questo momento avevo voglia di suonare la chitarra ed abbiamo fatto in modo che si potesse fare, soprattutto la 12 corde che ha una sonorità molto ricca.

Rockit: Voi siete legatissimi all'arte. E' un rapporto proprio strettissimo quello tra musica ed arte?

MORGAN: Il nostro modo di fare la musica, di fare il pop, include necessariamente il contatto con l'arte visiva l'arte figurativa ed anche il cinema, quindi non si limita al suonare. Per un fatto credo generazionale, perchè siamo cresciuti in un'epoca in cui molte cose, molte canzoni, molte musiche che ci hanno permeato, che ci hanno influenzato quando eravamo adolescenti noi le assorbivamo attraverso i videoclip, e quindi ci sembra molto naturale che si possa fare un video ed una... Non riesco più a parlare, mi deconcentro facilmente!

Il motivo della deconcentrazione è il fatto che Boosta dei Subsonica è piombato in camerino. "Non sentitevi osservati!". Dopo i saluti, Morgan riprende il filo
MORGAN: Un artista a cui siamo legatissimi è Robert Gligorov, che è stato veramente essenziale per il nostro esordio, è stato il talent scout, come dire, ha riproposto un pò il modello di Andy Warhol con i Velvet Underground, con volontà di un'artista che voleva sconfinare nell'ambito musicale. La volontà di Gligorov all'epoca era quella di trovare un gruppo che in qualche modo potesse essere gradito a lui, in cui potesse identificarsi, e credo che gli sia piaciuto molto il fatto che il nostro approccio era molto da urlatori. Ed infatti la prima copertina era proprio un urlo, simile anche al primo disco dei King Krimson, cioè un urlo - che è poi la bocca di Andy (non lo sapevo e mi volto a guardare Andy che spalanca la bocca a conferma delle parole di Mogan - ndi) - che è un'opera fatta da Gligorov con un imbuto messo in bocca che riflette quella parte di bocca che sta a metà tra la gengiva e l'interno labbro, riflessa in maniera concentrica (ridiamo - ndi), e praticamente è una spirale che rappresenta la vertigine, il vertigo, il vortice. Ed è stato secondo me formativo lavorare a contatto con Gligorov per quanto riguarda tutti gli aspetti legati all'immagine.
 
Top
Nightstar**
view post Posted on 1/1/2010, 16:01




Ma grazie!
 
Top
unieli
view post Posted on 1/1/2010, 17:11




Grazie! Non l'avevo mai letta... Molto interessante! :)
 
Top
2 replies since 1/1/2010, 14:35   279 views
  Share